Lo scorso sabato 15 marzo è venuto a mancare nella sua casa di Fiesole, dopo una lunga malattia, lo storico Ivan Tognarini, docente di storia contemporanea all’Università di Siena. Piombinese di formazione e di affetti, era nato a Campiglia Marittima il 2 giugno 1944.
Da storico si era segnalato a livello nazionale per le sue ricerche nel campo della Storia della Resistenza e dell’Antifascismo oltre che del movimento sindacale e dell’industria toscana. Figlio di Federigo, tra i protagonisti della Battaglia di Piombino del 10 settembre 1943, aveva fondato ed era tuttora presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana ed aveva svolto un ruolo essenziale per il conferimento della medaglia d’oro al valor militare alla città di Piombino, avvenuta nell’autunno del 2000 da parte dell’allora Presidente della Repubblica Ciampi.
Mi ricordo ancora il timore, da giovanissimo studente di liceo, con cui mi avvicinavo a Ivan, un mostro sacro della storiografia toscana, assieme all’altro mio maestro Giorgio Spini molto lontani di età e scomparsi a quasi nove anni di distanza l’uno dall’altro. Era un uomo molto alla mano e bonario, soprattutto con i giovani e si vedeva chiaramente che gli si rischiarava il cuore quando vedeva giovani e giovanissimi avvicinarsi e rimanere invischiati dal fuoco sacro della Storia, una storia non per pochi eletti ma da divulgare il più possibile a livello popolare, pur senza derogare dalla correttezza e dalla puntualità accademica.
Mi ricordo il giorno in cui lui stesso mi premiò per conto del Circondario Val di Cornia per una ricerca sulle persecuzioni razziali a Piombino e in Val di Cornia, più di dodici anni fa. Avevo diciannove anni e tante belle speranze, tanti entusiasmi e un bel po’ d’impudenza.
Mi ricordo quando, da giovane studente del corso di laurea in Storia contemporanea a Firenze, mi portò nella redazione di “Ricerche storiche” in Via Cavour, nello stesso palazzo del consolato greco e mi fece emozionare facendomi vedere migliaia di schedature di perseguitati antifascisti.
Mi ricordo quando, in una passeggiata lungo la spiaggia di Calamoresca, al tramonto, d’inverno, mi disse: “Andrea, qualunque cosa farai, in qualunque ambito opererai, sappi che sarai sempre un servitore della ricerca storica: sono convinto di questo”. Gli avevo appena detto che mi sarei occupato di studi teologici e che avrei provato a fare il pastore della Chiesa valdese. Un laico pieno di rispetto per la spiritualità e sospettoso per ogni clericalismo.
Mi ricordo della sua passione nella difesa della Costituzione repubblicana contro i tentativi di restaurazione fascista ed autoritaria, la manifestazione con lui e Oscar Luigi Scalfaro a Firenze nella primavera del 2006 con me (in)volontario terzo incomodo.
Mi ricordo di quando, nei miei lunghi anni fiorentini, avevo avuto difficoltà economiche e lui mi aveva sempre offerto discretamente aiuto. Anche se ho sempre rifiutato è stato rassicurante pensare che, oltre ai miei familiari, anche lui si preoccupasse di me.
Era fatto così: un caratterino toscano tutto pepe, non sempre facile nella gestione delle relazioni ma con un cuore grande e generoso, disinteressato e pieno di nobili ideali. Potrei continuare, commuovendomi ancor di più, con i ricordi di Ivan Tognarini, ma spero di aver dato ai lettori un piccolo spaccato non solo del suo grande impegno professionale ma anche della sua umanità.
Caro Ivan, ci mancherai, mi mancherai moltissimo. Gli ultimi anni sono stati molto tribolati e, tuttavia, non hai mancato di darci ancora un apporto. Sono sicuro che ora sei sereno e stai discutendo con Giorgio sulla Resistenza e il Partito d’Azione. Salutalo da parte mia, un bacio.
Andrea Panerini